Benvenuti in Quaderni di Lettere di Massimo Capuozzo

Sono presenti in questo sito le mie lezioni di grammantologia nel corso degli anni collaudate sul campo. Per le parti riguardanti la Storia mi sono valso della collaborazione del Dott. Antonio Del Gaudio

venerdì 30 settembre 2016

Storia - I Modulo II unità - l'età del bronzo

Le civiltà dell’età del bronzo – Nel IV millennio l'uomo compie un notevole progresso nel campo delle invenzioni e raggiunge un grado di civiltà molto più elevato:
·         inventa la ruota ed il carro che, attac­cato ai cavalli, permette di percorrere distanze fino a quel momento insuperabili;
·         inventa la vela, che gli permette di spostarsi sul mare, sfruttan­do la forza dei venti;
·         scopre e perfeziona la metallurgia.
Dapprima la lavorazio­ne del rame, poi quella del bronzo, rendono possibile la costruzione di oggetti metallici che si rivelano della massima utilità nei lavori agricoli, nel­le costruzioni e nel commercio. In questo periodo inizia l'era delle relazioni commerciali che condussero ad una più rapida evoluzione della società.
Fino al II millennio si assiste alla formazione di sette aree geopolitiche:
·         l’area mesopotamica
·         l’area egizia
·         l’area siro-palestinese
·         l’area anatolica
·         l’area egeo-cretese
·         l’area greca continentale
·         l’area italica

I popoli della Mesopotamia (3000 - 538 a. C.) - La Mesopotamia antica (la terra tra i due fiumi), è una vasta pianura percorsa dai fiumi Tigri ed Eufrate, cui deve la propria fortuna economica perché essi, durante le piene, ricoprivano il terreno di un limo molto fertile che rendeva prospera l’agricoltura.
La Mesopotamia offriva facili vie di comunicazioni con l’Asia Centrale e il Mediterraneo, per cui fu un incrocio per i traffici tra Africa, Asia ed Europa.
Prima degli inizi del XX secolo si credeva che non esistesse una civiltà precedente a quella assira, oggi invece si sa che precedentemente si fosse affermata un’antichissima civiltà, importantissima sia per cultura sia per religione.
In questo periodo, due popoli stanziati sul corso inferiore dei due fiumi, si alternarono nella predominio sulla regione: i Sumeri e gli Accadi.
I Sumeri giunsero in Mesopotamia intorno al 3500 a.C. e fondarono varie città[1]- stato[2] che ebbero grande fioritura: l’età classica Sumera terminò con l’invasione degli Accadi che conquistarono la Mesopotamia nel 2400 a.C.
Gli Accadi invasero la Mesopotamia sotto Sargon I che stabilì la sua supremazia sui Sumeri. Sargon (2335 - 2279)  fu il primo sovrano a riunire l’impero[3] di Accad e quello sumero e promosse quest’espansione, conquistando molte delle regioni circostanti per creare un impero che si espandeva fino al Mar Mediterraneo e all’Asia Minore.
Dopo il crollo dell’Impero di Sargon, seguì in Mesopotamia un breve periodo di arretramento, ma dal 2200 a.C al 2000 a.C ci fu una breve rinascita della civiltà sumera, finché la Mesopotamia fu conquistata dagli Amorrei, antica popolazione nomade di stirpe semitica[4], che abitava la Siria e la Palestina, e che occupò le terre a ovest dell'Eufrate dalla seconda metà del III millennio a. C, stabilendo la propria capitale, a Babilonia. La dinastia amorrea regnò fino al 1730 a. C circa quando la Mesopotamia fu unificata sotto il dominio Babilonese.
Si delineò così il primo Impero Babilonese (1700-1100 circa) che ebbe in Hammurabi (1728-1686) il principale rappresentante.
Hammurabi stabilì come capitale Babilonia, la città più importante della regione estesa dal Golfo Persico fino alla Siria e all’Assiria; egli ebbe il merito di raccogliere tutta la tradizione giuridica precedente nel codice di leggi più antico della storia. Grazie al codice di Hammurabi[5], si realizzò infatti anche l’unificazione giuridica ed amministrativa del paese.
L’impero babilonese fu messo in crisi dall’affermazione nell’Asia Anteriore di alcuni popoli indoeuropei (Ittiti, Urriti, Cassiti) detti anche popoli dei monti perché provenienti dai monti dell’Asia Minore e dall’Altopiano Iranico.
I babilonesi svilupparono una civiltà che durò dal 2003 al 539 a.C.
L’Impero babilonese fu sottomesso dagli
·         Ittiti nel 1500 circa
·         Cassiti ed Elamiti per circa 500 anni,
·         Assiri intorno al 1100.
L’Assiria si estendeva a settentrione, sulla sinistra del Tigri, ed aveva come città più importanti Assur e Ninive. Per molti secoli gli Assiri erano stati sottomessi ai Babilonesi, ma durante la crisi dell’impero babilonese si erano costituiti in regno indipendente.
Gli Assiri fondarono una monarchia di tipo aristrocratico-militare che si suddivide in tre periodi:
·         il regno antico (2003-1365).
·         l’Impero Assiro (1362-936) che conquistò la Babilonia, ma declinò per la pressione dei nomadi aramei.

La civiltà egizia (3000 – 1163) – Gli Egiziani erano un popolo di stirpe camitica con apporti semitici.
L’Egitto deve la sua ricchezza e la sua antica cultura al Nilo che nasce dagli altipiani dell’Africa orientale e attraversa tutto l’Egitto sfociando nel Mediterraneo. Durante l’estate, nel periodo delle piogge, il Nilo inondava le sabbie desertiche rendendole fertili e particolarmente adatte all’agricoltura alla fine della piena.
L’Alto Egitto, montuoso, era dedito alla pastorizia, il basso Egitto, pianeggiante e vicino alle coste del Mediterraneo, dedito all’agricoltura e al commercio.
Il periodo predinastico è la fase precedente alla formazione dello stato unitario egiziano: il periodo comincia indefinitamente nella preistoria e giunge fino al 3100 a.C. In quest’epoca i distretti dell’Alto Egitto costituivano unità politiche autonome sorte intorno ad un villaggio. Ciascun distretto aveva divinità specifiche, alcune delle quali, anche in relazione agli sviluppi politici, diverranno poi divinità nazionali dell'Egitto. Nel periodo predinastico i distretti si unirono in un unico regno, dando così vita all'Alto Egitto.
Un processo analogo avvenne a nord con la costituzione del Basso Egitto, la Terra del giunco ossia la regione del delta del Nilo.
Nel periodo predinastico il paese è suddiviso in due grandi regni:
·         Il Regno dell’Alto Egitto il cui re portava una corona rossa bassa con la figura di un serpente;
·         Il Regno del Basso Egitto il cui re portava una corona bianca a forma di tiara con un avvoltoio dalle ali aperte.
A Narmer, sovrano dell’Alto Egitto, è attribuita l'unificazione del Basso Egitto con l'Alto Egitto intorno al 3000, dando quindi inizio al periodo dinastico. Il sovrano regnò su tutto l'Egitto essendo questi rappresentato con in capo da un lato la corona del Basso Egitto e, dall'altro, quella dell'Alto Egitto. A Narmer si attribuisce la fondazione della città di Menphi: la nuova città, posta nel punto di giunzione tra Alto e Basso Egitto, fu eretta per essere la capitale del nuovo regno unificato.
Il Regno Antico (2850-2050) è il periodo cui risalgono le costruzioni più famose ed imponenti della civiltà egizia: le piramidi. Il regno antico si divide in
·         periodo thinitico (2850-2650), in cui la capitale fu Thinis, nel medio Egitto ed abbraccia la storia delle prime due dinastie
·         periodo menfitico (2650-2050), in cui la capitale fu Menfi, nel basso Egitto ed abbraccia la storia dalla terza alla decima dinastia.
Il fatto più noto relativo a questo periodo è la costruzione delle piramidi[6], monumenti funebri dei re di questo periodo storico.
Il Regno Medio (2050-1580), detto anche primo periodo tebano ebbe come capitale Tebe. In questo periodo si succedettero le dinastie dalla XI alla XVII.
Di queste la più ricordata è la XII per le conquiste militari, per la prosperità economica e per alcune grandiose realizzazioni edilizie. Senursit III estese il dominio dell’Egitto a sud fino alla Nubia ed ad nordest fino alla Palestina. In questo periodo l’Egitto subì l’invasione degli Hyksos  ossia le popolazioni che penetrarono in Egitto alla fine del periodo del Medio Regno. Il potere degli Hyksos terminò con l’avvento della XVIII dinastia, che ripristinò l’unità dello stato, dando inizio al periodo detto Nuovo Regno.
Il Regno Nuovo (1580-1163) fu il periodo più fiorente della storia egizia.
Tra il 1570 e il 1085 a.C. l’Egitto diventò infatti un grande impero militare: in Africa fu conquistata la Libia, mentre il faraone Tutmosi III si spinse fino ai paesi della Mesopotamia, costringendoli a pagargli tributi.
Nel 1480 a.C., con la battaglia di Megiddo, l’Egitto conquistò anche la Fenicia e la Palestina.
Il faraone Amenofi IV (1377-1358 a.C.) tentò di consolidare questo impero. In particolare introdusse il nuovo culto universale del dio Aton[7], il Sole, sia per dare unità religiosa e morale ai diversi popoli che facevano parte del grande impero egizio, sia per combattere il potere eccessivo dei sacerdoti del precedente dio Amon, che pretendevano gran parte dei ricchi tributi provenienti dall’Asia Minore e volevano controllare le stesse decisioni del faraone.
Tuttavia la riforma di Amenofi IV fallì ed il successivo faraone Tutankhamon (1333-1323 a.C.) ristabilì la religione tradizionale, riuscendo però a ridimensionare il potere dei sacerdoti.
Altre guerre seguirono contro gli Ittiti, che cercavano di espandere i propri domini a danno degli Egizi, ma furono fermati da Ramses II nella battaglia di Kadesh nel 1296.
Ramses II è considerato il più grande e magnifico tra i faraoni. Tra i monumenti che Ramses ha lasciato ricordiamo il tempio al dio Ammone e il Ramesseum, suo monumento sepolcrale, sulla riva destra del Nilo presso Karnak.
Più tardi in Egitto giunsero nuovi invasori, i Popoli del mare, popolazioni di incerta provenienza che furono respinte in diverse occasioni dal faraone Ramses III (1195-1163 a.C.). In questa difesa, tuttavia, furono perdute regioni importanti come la Palestina e la Nubia.

Gli Ebrei (2100 - 1200) – Gli Ebrei abitavano la terra di Canaan, confinante a Nord con la catena del Libano e dell’Antilibano, a sud con il deserto del Sinai, a Est con il deserto Arabico, a ovest con il Mediterraneo. In origine la terra di Canaan fu abitata dai Cananei, popolo etnicamente affine ai Fenici, ma intorno al 1200 a.C., la terra di Canaan fu invasa dagli Ebrei; essi ne occuparono gran parte e la ribattezzarono Eretz Yisrael, terra di Israele. Una parte della regione tuttavia resistette all’occupazione e continuò a lungo ad essere abitata da popolazioni cananee.
La regione più fertile della Palestina era la Galilea e si estendeva dalle montagne del Libano a sud fino al monte Tabor. Nel centro della Palestina c’era la Samaria, a sud la Giudea, arida e dirupata, con la capitale Gerusalemme.
A Oriente era l’attuale Transgiordania, che gli Ebrei chiamavano Gilead.
La Palestina fu molto importante perché diede origine a Ebraismo e Cristianesimo, inoltre essa era l’unica via terrestre praticabile tra l’Egitto, la Siria e la Mesopotamia: fondamentale fu quindi il suo ruolo nell’emigrazione e nel commercio.
Nel 2100 a.C. il patriarca Abramo, capo riconosciuto politicamente e religiosamente dal popolo ebreo, viveva con la sua gente a Ur, nella Caldea meridionale.
Secondo la tradizione, un giorno Abramo ricevette da Dio l’ordine di abbandonare la Caldea e di guidare il suo popolo fino alla terra di Canaan. Abramo e il suo popolo affrontarono terribili traversie finché non giunsero ad occupare la terra ad occidente del Giordano. Da questa occupazione nacque il nome di Ebrei, che significa abitanti dell’altra parte del fiume.
Ad Abramo successe suo figlio Isacco, ad Isacco successe Giacobbe.
Giacobbe fu chiamato anche Israele, che significa forte dinanzi a Dio. Giacobbe ebbe 12 figli, ma il suo preferito era Giuseppe. I fratelli erano gelosi di Giuseppe e un giorno decisero di venderlo ad alcuni mercanti che lo condussero in Egitto. Grazie alla sua intelligenza Giuseppe diventò ministro del Faraone. La Palestina dovette affrontare delle gravi carestie così i fratelli vennero in Egitto a far provviste. Giuseppe li riconobbe e ottenne dal Faraone il permesso di trasferire il popolo ebreo in Egitto. Dal 1650 al 1300 circa. gli Ebrei rimasero in Egitto dove prosperarono, ma non si mescolarono mai agli Egiziani: conservarono lingua, religione, cultura.
Dopo la cacciata degli Hyksos, gli Egiziani estesero il loro odio nei confronti degli stranieri agli Ebrei, mai integrati, e li tennero in Egitto come schiavi, sottoponendoli a lavori molto duri.
Gli Ebrei furono liberati dall’oppressione egiziana da Mosè, il quale, secondo la tradizione, aveva ricevuto da Dio l’incarico di riportare il popolo eletto nella Terra Promessa (la Palestina).
La Bibbia racconta che il Faraone, vedendo che gli Ebrei aumentavano in numero e in potenza malgrado i maltrattamenti, aveva ordinato che fossero uccisi tutti i neonati maschi dei discendenti di Giacobbe. Mosè fu sottratto a questo destino dalla madre che lo depose in un canestro sulla riva del Nilo in un posto dove aveva l’abitudine di bagnarsi la figlia del Faraone. Quest’ultima lo fece portare nel palazzo reale, dove fu allevato e istruito.
Mosè riuscì a guidare gli Ebrei fuori dall’Egitto e ad attraversare il mar Rosso. Il popolo ebreo non raggiunse però subito la Terra Promessa, ma vagò per 40 anni nel deserto. Secondo la Bibbia, tale ritardo fu dovuto alla necessità di una completa rigenerazione spirituale del popolo ebraico, prima di affrontare le bellicose popolazioni cananee.
Durante la peregrinazione nel deserto Mosè, secondo la tradizione, ricevette le Tavole della Legge (I dieci comandamenti) da Dio sul monte Sinai. Mosè morì prima di raggiungere la Terra Promessa.
Il comando fu preso da Giosuè, il quale, attraversato il Giordano, riuscì ad espugnare la città di Gerico e ad occupare gran parte della Palestina dopo una serie di battaglie terribili contro i Cananei.
Il territorio fu diviso tra undici tribù di Israele, che era composto da dodici tribù. La dodicesima, la tribù di Levi da cui erano tratti i sacerdoti, fu esclusa da ogni proprietà e sarebbe vissuta disseminata tra le altre dalle quali avrebbe ricevuto la decima parte dei prodotti dell’agricoltura.
Alla morte di Giosuè le dodici tribù ripresero la loro autonomia e si governarono da sole, conservando tra loro soltanto legami religiosi.

I Fenici (1600-1100 a.C.) – I Fenici occupavano una striscia di terra lunga circa 250 chilometri compresa tra il mare Mediterraneo a Ovest, le montagne del Libano a est, la Palestina a Sud.
Il territorio offriva poco dal punto di vista agricolo, ma le coste offrivano buoni porti e le montagne erano ricche dei famosi cedri del Libano, alberi adattissimi alla costruzione di navi, sia per i tronchi dritti e lunghi e sia per la qualità del legno, molto resistente all’acqua.
I principali centri dei Fenici furono tutte città di mare divenute ricche e potenti con i commerci: Biblo, Berito (odierna Beirut), Sidone e Tiro.
I Fenici vivevano nelle valli che si dipartivano dalla catena del Libano. Non formarono mai uno stato unitario, ma città-stato spesso in lotta tra loro. Per questo non si può tracciare la storia dei Fenici come un racconto unitario, ma seguendo le vicende delle singole città stato.
·         Biblo fu stata la prima città della Fenicia a raggiungere ricchezza: ebbe rapporti commerciali molto antichi con l’Egitto, ma poi i rapporti commerciali si trasformarono in rapporti di sudditanza e durarono fino al 1730, anno in cui l’invasione degli Hycsos tagliò fuori l’Egitto dal commercio con il Mediterraneo. Quando nel 1500 circa i Faraoni riuscirono a cacciare gli Hycsos, Biblo e le altre città della Fenicia ricaddero sotto il dominio egizio.
·         Sidone raggiunse il massimo della sua potenza tra il 1500 e il 1100, approfittando del crollo della potenza marittima cretese. La sua potenza fu tale che anche quando fu sotto il dominio egiziano, Sidone riuscì comunque a conservare propri re, una propria flotta e completa libertà di commercio. Sidone fondò numerose colonie in tutto il Mediterraneo Orientale; la sua potenza fu abbattuta da uno dei Popoli del mare, i Filistei che abitavano le coste della Palestina.

La civiltà cretese (3000 - 1450 a.C.) La civiltà cretese o minoica si sviluppò lungo le coste e nelle isole dell’Egeo dal III millennio al 1400 a.C. e prende il nome dall’isola di Creta, dove gli scavi archeologici hanno portato alla luce le testimonianze di questa civiltà.
Dopo una fase neolitica iniziata intorno al 7000 a.C., iniziò il periodo dell'età dei metalli, corrispondente all'epoca che va dall’età del rame all'inizio dell'età del bronzo, durante il quale nuove genti di origine anatolica si stanziarono sull'isola.
Questo periodo è caratterizzato da un consistente incremento demografico, cui seguì una progressiva estensione delle aree abitate, e dalla comparsa della scrittura ideografica. Già in quest'epoca sono attestati contatti con l'Egitto.
La vantaggiosa posizione geografica di Creta favorì il sorgere della prima civiltà mediterranea e di un fiorente impero marittimo che dal Mare Egeo controllava una rete commerciale che raggiungeva l'Egitto, la Siria, le regioni a nord del Mar Nero e l'Occidente.
Il periodo di massima fioritura della civiltà minoica inizia verso il 2000 a.C. con il Minoico medio. Caratteristiche peculiari della nuova fase protopalaziale sono la comparsa della scrittura alfabetica, la costruzione dei primi palazzi a Cnosso ed a Festo e l'inizio della ceramica policroma.
Due grandi città, Cnosso e Festo, si dividevano il territorio dell’isola, che fu poi unificato sotto il dominio di Cnosso.
La civiltà cretese si basava prevalentemente sull’agricoltura, grazie al fertile suolo dell’isola che produceva olio, grano e vino in abbondanza, e sul commercio marittimo.
Dotata di una potente flotta e governata da sovrani amici fra loro, Creta godeva di prosperità e pace che, grazie anche ad un florido commercio con altre città della Grecia, dell’Egitto e della Siria, le consentirono di arricchirsi in modo considerevole.
Era un’isola fertile, dove si coltivava grano, orzo e una cospicua varietà di spezie, vi crescevano gli ulivi e i fichi, le api davano un ottimo miele, il bestiame forniva pelli, latte e formaggio.
Alcuni di questi prodotti erano esportati su larga scala; in cambio i Cretesi acquistavano rame, stagno, oro, argento, avorio, le materie prime che erano lavorate dagli artigiani locali e spesso riesportate sotto forma di prodotti finiti. La loro abilità commerciale era famosa quanto quella degli abitanti di Biblo o di Ugarit; e in entrambi i casi abilità mercantile significava anche pirateria. Tra il commercio e la razzia il mondo antico non faceva molta differenza.
Le città cretesi erano prive di mura, forse perché il mare proteggeva gli isolani da pericoli esterni e rari erano i conflitti interni. Nelle città più importanti sorgevano i palazzi che, oltre ad essere la residenza del re, erano anche il centro delle attività economiche, con i loro grandi magazzini per la raccolta del cibo, le botteghe artigianali, gli archivi, gli spazi teatrali dove si svolgevano cerimonie pubbliche.
La presenza di diversi palazzi dimostrerebbe che l’antica società minoica era divisa in piccoli regni indipendenti, ognuno retto da un sovrano, tra i quali il minosse di Creta doveva avere un ruolo preminente.
Il palazzo non aveva nulla della fortezza e non ospitava solo re e regine, principi e principesse, ma anche una folla di artigiani. I palazzi erano composti di numerosi saloni, stanze, terrazze, scalinate, giardini. In essi trovavano sede gli uffici dell’amministrazione e della corte, i depositi dei viveri, i magazzini dei prodotti destinati al commercio. Erano, nello stesso tempo, residenze dei re e templi religiosi.
Verso la prima metà del XVII secolo, i grandi palazzi furono distrutti, forse a causa di un terremoto.
La fase del medio minoico, vide la ricostruzione dei palazzi delle grandi città cretesi e l'inizio del massimo splendore dell'architettura e dell'arte minoica.
Sono ignote le cause per cui tale civiltà, verso il 1450 a.C., improvvisamente crollò. Due sono comunque le ipotesi prevalenti:
·         la conquista violenta da parte degli Achei, provenienti dalla città greca di Micene che segnò la fine della grande civiltà: Creta non fu più in grado di riprendersi, ma gran parte della sua tradizione e della sua cultura furono raccolte dalla vicina Grecia;
·         una devastante eruzione vulcanica della vicina isola di Santorini cancellò in poche ore all’incirca nel 1400 a.C., dopo una serie di scosse, il vulcano esplose con una violenza inaudita. Quando il vulcano esplose, gran parte dell’isola sprofondò, lasciando appunto un buco, occupato dal mare. Enormi quantità di detriti e ceneri furono scagliate ad incredibili distanze.

Gli Indoeuropei - Verso la fine del III millennio a.C., alcune popolazioni, si insediarono gradualmente in un’area compresa tra la penisola del Deccan (attuale India) e le isole britanniche. Esse erano accomunate tra loro dal fatto di parlare lingue geneticamente imparentate perché discendenti da un’ipotetica madrelingua, l’indoeuropeo.
Il termine indoeuropeo designa dunque un fatto essenzialmente linguistico cui è stata aggiunta una valenza storica, indicando anche tutte quelle genti che parlano quelle lingue.
Ci sono due teorie sull’origine di queste popolazioni:
·         la prima, anche in ordine di tempo, le vuole originarie del bacino della Vistola, tra il mare del Nord e il mar Nero, dal quale poi si sarebbero portate verso i Balcani e l’area egeo-anatolica.
·         la seconda le identifica con i portatori della civiltà kurganica (a causa della caratteristica delle tombe a tumulo rinvenute; kurogan) sorta a partire dal V millennio a.C. intorno al mar Nero, e che mostra affinità con la cultura dei popoli indoeuropei: tombe a fossa ricoperte da tumuli, gli insediamenti fortificati, le mazze di guerra, i vasi di ceramica cordata, l’uso del rame. Alcune testimonianze evidenziano che avessero anche addomesticato il cavallo e facessero uso del carro con ruota piena.
Le grandi migrazioni iniziarono tra il quarto e il terzo millennio a.C., dopo la definitiva scomparsa dell’ultimo periodo glaciale. Ampie comunità di cacciatori, nuovamente coagulate, iniziarono a partire da una vasta area nordica che si estendeva nello spazio compreso tra la Scania, le rive meridionali e orientali del Baltico, e le propaggini occidentali delle steppe caucasiche. Presto nacquero la civiltà indiana e quella persiana: allo stesso modo le asce e il carro da guerra segnarono l’arrivo degli Indoeuropei in Anatolia, così come nel bacino del Tarim.
L’arrivo degli Indoeuropei sovvertì l’organizzazione sociale precedente, imponendo un nuovo modello. Sorsero arroccamenti, incastellamenti, città-stato; si impose il rito della cremazione; le strutture urbane e gli oggetti d’uso comune, si ispirano a forme rigidamente geometriche e strutturate.
L’improvvisa comparsa dei nuovi signori crea società patriarcali, guerriere e gerarchiche.
Attraverso più ondate, l’Europa fu completamente indoeuropeizzata:
·         i Celti occupano la maggior parte dell’area occidentale,
·         le migrazioni illiriche, venete e latine penetrano verso sud in Italia e nei Balcani,
·         i Germani occupano una vasta e fluida area verso il nord;
Gradualmente le lingue si differenziarono.
La struttura sociale e culturale era complessa: la società doveva essere di tipo pastorale, ma al suo interno erano presenti un gruppo sacerdotale e uno cavalleresco-guerriero. I contadini che dovevano costituire un gruppo numeroso della popolazione, erano probabilmente le popolazioni locali con le quali gli indoeuropei si fusero durante le loro migrazioni.

Gli Ittiti – Popolo di origine indeuropea, il più importante fra i cosiddetti popoli dei monti, gli Ittiti comparvero in Anatolia dalla metà del III millennio a.C.; agli inizi del II millennio a.C. si scontrarono con gli Hatti, una popolazione autoctona insediata da più secoli, e con le colonie commerciali assire stabilite dalla metà del III millennio a.C. nella regione, fondando in Asia Minore uno Stato con capitale Attusas.
A partire dal 1650 circa, la potenza ittita divenne padrona di una vastissima area geografica mediorientale e raggiunse il culmine del suo sviluppo fra il 1400 e il 1200 a.C., quando il suo impero abbracciava la zona compresa fra il Mediterraneo e il Mar Nero, l’alto corso del Tigri e le sorgenti dell’Oronte.
Nella storia ittita si distinguono in genere due fasi:
·         un Regno Antico (1650-1430 a.C.) durante il quale verso il 1530 a.C. conquistarono la Mesopotamia, dopo cinque secoli di regno babilonese. Con la Mesopotamia e parte della Siria, il loro impero arrivò dall’altopiano anatolico fino all’Eufrate. Queste conquiste furono facilitate da un’arma nuova da loro costruita, il carro da guerra veloce.
·         un Periodo Imperiale (1430-1200 a.C.) terminato con la scomparsa dello stato ittita.
Verso il 1200 a.C. l’impero  non esisteva più, per cause non ancora ben note. L’ipotesi più accreditata è l’invasione dei Popoli del mare, che si abbatterono su tutto il territorio siro-palestinese e sull’Anatolia il cui altopiano fu occupato dai Frigi, venuti forse dalla Tracia.
Dell’impero ittita rimarranno solo staterelli sparsi qua e là che, nei secc. IX e VIII a.C., furono i centri di sopravvivenza della civiltà ittita, finché non diventarono province assire.
Questi stati, detti neo-ittiti, situati nella Siria settentrionale, ci hanno lasciato i documenti. In questi stati la popolazione ittita si fonderà con quella semitica, che si affermerà nella regione alla fine del II millennio.
Gli ittiti impararono la scrittura dai babilonesi. Il re, presso gli ittiti, non era considerato un dio, né un vicario delle divinità, ma solo un uomo particolarmente valoroso che esercitava il potere non in forma dispotica ma con la collaborazione dell’assemblea dei nobili, dai quali egli derivava la sua autorità. Un altro aspetto originale della civiltà degli ittiti è lo spirito di pace e di tolleranza che essi mostrarono sia con i popoli assoggettati, sia con i regni confinanti.

La civiltà elladica (2800 – 1100) – Il nome Elleni è sinonimo di Greci, sebbene alcuni studiosi tendano a considerare greci le popolazioni preelleniche o pelasgiche, ed elleni le genti che a diverse ondate invasero la Grecia nel II millennio a.C.: gli Ioni la prima e gli Eoli la seconda, che furono entrambi assimilati dai greci, gli Achei furono la terza ondata, che invece riuscì ad imporre la propria egemonia culturale.
Con il termine civiltà elladica si indica la civiltà sviluppatasi nella Grecia continentale nell’età del Bronzo e divisa convenzionalmente in tre periodi:
·         Antico Elladico (2800 – 2000),
·         Medio Elladico (2000-1580),
·         Tardo Elladico (1580-1100).
All’inizio dell’Antico Elladico agli originari abitanti, i Pelasgi, popolazioni greche autoctone che abitavano la penisola greca, mar Egeo e coste anatoliche, si sarebbero aggiunti popoli provenienti dall’Asia Minore; poi, tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C., si verificò l’invasione dei popoli indoeuropei fra cui gli achei che si stabilirono nel Peloponneso.
Questi popoli, la cui civiltà si fuse con quella degli antichi abitanti e caratterizzò tutto il Medio Elladico, erano portatori di una cultura diversa: conoscevano l’uso della ruota da vasaio, si servivano dei cavalli, fino ad allora sconosciuti, ed usavano sepolture individuali.
Alla fine del Medio Elladico era praticato anche il commercio marittimo, soprattutto con i cretesi che esercitarono un forte influsso culturale ed economico sui più importanti insediamenti achei nel Peloponneso (Micene, Tirinto, Argo, Pilo, Sparta, Corinto).

La civiltà micenea (1580-1100) - Dall’incontro fra la cultura medio-elladica e quella minoica si sviluppò la civiltà micenea, così chiamata da Micene la città più potente e importante.
Della civiltà micenea si conosceva, fino alla fine del XIX secolo, solo quanto si poteva desumere dai poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea. Importanti perciò furono i risultati degli scavi compiuti, a partire dal 1878, da Heinrich Schliemann che riportò alla luce i resti dell’antica città di Micene; inoltre, la decifrazione nel 1952 da parte degli inglesi Michael Ventris e John Chadwick della scrittura micenea, detta lineare B, contribuì a fornire un quadro più preciso della civiltà e dell’organizzazione sociale dei micenei.
Anche nel mondo miceneo, il palazzo, difeso però da solide mura e caratterizzato da un vasto mégaron (eredità delle popolazioni preindoeuropee), era il centro della vita amministrativa, politica e religiosa.
Il potere supremo era esercitato da un sovrano, chiamato wánax, che svolgeva anche mansioni religiose, mentre l’esercito era comandato dal lawagétas.
L’economia era basata sull’agricoltura, sull’allevamento e sull’artigianato, i cui prodotti erano esportati nel bacino del Mediterraneo grazie alla florida attività commerciale. I micenei, infatti, dapprima si affiancarono, poi scalzarono gli stessi cretesi nel dominio sul Mediterraneo: a partire dal XVI secolo a.C. cominciarono a conquistare le Cicladi e nel XV secolo a.C. stabilirono basi commerciali a Rodi e sulle coste dell’Asia Minore (Mileto, Rodi, Cnido, Alicarnasso) e occuparono Creta e Cipro; parteciparono anche all’attacco mosso dai Popoli del mare[8] contro l’Egitto nel XIII secolo a.C.
Nel periodo della massima espansione si sviluppò il commercio con l’Italia, soprattutto verso la Toscana, la Sardegna e le isole Eolie, ma la politica di espansione dei micenei continuava a rivolgersi anche all’Oriente: una coalizione di città achee, verso il 1200 a.C., mosse infatti una guerra (raccontata poi da Omero nell’Iliade) contro la città di Troia che controllava, grazie alla sua posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli, il commercio nel bacino che collega l’Egeo al Mar Nero.

La penisola italica – Le prime comunità umane in Italia risalgono al tardo Paleolitico. Gradualmente si passò dalla caccia e dalla raccolta alla coltivazione del terreno e quindi a forme stabili di insediamento. Nella seconda metà del III millennio a.C. si cominciò a lavorare il rame.
Agli inizi del II millennio a.C. si formarono alcune civiltà al nord, intorno ai laghi lombardi e, verso la metà del II millennio, si diffuse la civiltà detta delle terramare, dai depositi di terre grasse rinvenuti archeologicamente (terra marna, terra grassa), nelle zone di Modena e Piacenza.
La civiltà più progredita, la villanoviana[9], comparve alla fine del II millennio a.C.; dalla zona di Bologna si spinse verso sud fino al Piceno, costruendo villaggi di capanne.
Dal XIV secolo si era diffusa una popolazione di pastori semi nomadi, lungo la dorsale dell’Appennino centrale, da cui il nome di civiltà appenninica.



[1] Città - Le città sono insediamenti umani nei quali gli abitanti, oltre a coltivare le terre circostanti, cominciavano ad avere occupazioni specializzate, e nelle quali il commercio, l'immagazzinamento dei cibi ed il potere erano centralizzati.
Secondo questa definizione, le prime città di cui si ha notizia erano situate in Mesopotamia, come Uruk e Ur, o lungo il Nilo, la vallata dell'Indo e la Cina.
Prima di queste sono rari gli insediamenti che raggiungessero dimensioni significative, sebbene ci siano eccezioni come Gerico.
[2] Stato – Lo Stato è quel soggetto (ente sovrano, originario ed indipendente) che comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio.
Alla parola Stato si riferiscono due concetti distinti:
·         Stato comunità: popolo, stanziato su un territorio individuato, che è organizzato intorno ad un potere centrale.
·         Stato governo: quel potere centrale sovrano, organizzato in possibili differenti modi, che detiene il monopolio della forza, e impone il rispetto di determinate norme nell'ambito di un territorio ben definito.
Da quest'ultima definizione emerge che lo Stato è anche un ente territoriale, in quanto individuato da una porzione di territorio che è soggetta alla sua sovranità.
·         Stato sovrano: lo Stato è superiore ad ogni altro soggetto entro i suoi confini. Per essere tale, la sovranità deve manifestarsi come "indipendenza" nei rapporti reciproci; per tale ragione, allora, lo Stato è indipendente e sovrano; sovrano al suo interno, indipendente nei confronti degli altri Stati. Lo Stato è originario poiché i suoi poteri derivano solo da sé stesso e da nessun altro. Con ciò si sostiene che esso non è subordinato ad altri soggetti e quindi è indipendente e sovrano.
questi poteri sono sostanzialmente
·         la sovranità (esercitata attraverso i tre poteri pubblici Legislativo, Esecutivo e Giudiziario)
·         il monopolio della forza affinché vi sia un fondamento obbligatorio.
Lo Stato si pone perciò in una condizione di necessarietà, ovvero é necessario che esista un unico soggetto che imponga coercitivamente l'ordine e il quadro giuridico entro il quale si svolge la vita dei cittadini e protegga l'interesse di tutti, tanto quanto quest'organo sia controllato comunque sempre dallo stesso popolo, tale che operi nei suoi interessi.
Numerosi studiosi di politica hanno cercato di dare definizioni più precise del concetto di Stato, cercando di enunciare anche le condizioni necessarie affinché esso possa essere considerato tale.
Per Max Weber per Stato si deve intendere «un'impresa istituzionale di carattere politico in cui l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione della forza legittima in vista dell’attuazione degli ordinamenti».
Un'altra definizione è tentata da Charles Tilly: «Un’organizzazione che controlla la popolazione occupante un determinato territorio costituisce uno Stato se e in quanto si differenzia rispetto ad altre organizzazioni che operino sul medesimo territorio; è autonoma; è centralizzata; le sue parti componenti sono formalmente coordinate le une con le altre».
[3] Impero - Un impero è un insieme di regioni amministrate localmente da governatori, nel nome di un imperatore. un impero è un grande stato multietnico governato da un singolo centro.
Il termine latino imperium indicava originariamente sia il potere sia il territorio su cui tale potere veniva esercitato.
Impero è però un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica, l’economia, il diritto, la linguistica.
In realtà, più che un concetto, impero è un sistema di significati. A tale proposito conviene partire con una definizione di Johan Galtung: “Un impero è un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento economico e penetrazione culturale”.
[4] Semiti - L'idea di una stirpe semita deriva dal racconto biblico sulle origini della cultura conosciuta come ebraica. Secondo la Genesi Sem fu il padre degli Assiri, dei Caldei, degli Aramei, dei Sabei e degli Ebrei. Anche i Cananei e gli Amorriti parlavano una lingua appartenente a questo gruppo. Le lingue di questi popoli sono strettamente correlate tra loro e formano appunto il ceppo linguistico semitico.
[5] Il Codice di Hammurabi - Il codice di Hammurabi si può considerare, uno dei codici più estesi di tutto il vicino Oriente.
L’amministrazione della giustizia si basava su una serie di norme tramandate oralmente e consolidate dall’uso.
Dalle stele si ricava che la società babilonese era divisa in tre classi:
·         i nobili,
·         i dipendenti del palazzo e i subordinati in genere
·         gli schiavi.
Il sistema penale sumero prevedeva delle pene pecunarie o il risarcimento in natura, il Codice di Hammurabi comminava facilmente la morte (il colpevole poteva essere bruciato, impalato o annegato) e se si trattava di una vittima nobile, si applicava la legge del taglione.
[6] La piramide - La piramide fu un’evoluzione della mastaba, infatti, la più antica tra loro, la piramide a gradoni di Djoser è una serie di mastabe sovrapposte. A questa prima piramide ne seguirono altre, alcune abbandonate prima del termine della costruzione.
Le piramidi più famose sono le tre di cui non fu mai persa la memoria a causa delle loro dimensioni, queste sono i monumenti funebri di Kheope, Khefren, cui si deve anche la Sfinge, e Mykerinos. La piramide di Khufu, detta anche grande piramide era considerata dagli antichi una tra le sette meraviglie del mondo.
Tramontata la teoria dell'utilizzo di migliaia di schiavi catturati in battaglia, per la costruzione delle piramidi è accettato da tutti gli studiosi che queste costruzioni sono state erette da operai specializzati, che vivevano nei pressi, aiutati durante la stagione dell'inondazione da contadini che provenissero da tutto l'Egitto.
Complessivamente si contano più di cento piramidi, tra grandi e piccole, sebbene solo una piccola parte sia tuttora in discrete condizioni.
Nelle sepolture risalenti a questo periodo sono stati rinvenuti i primi esempi di tecnica di imbalsamazione.
[7] La nuova religione - Il culto di Aton, divinità solare forse di origine semita, fu introdotto a Karnak durante il regno di Tutmosi II.
Diversamente dalle altre divinità egizie Aton non è rappresentato in forma antropomorfa, ma come un sole i cui raggi sono braccia terminanti con mani, alcune delle quali reggono l'ankh, simbolo della vita.
Il culto di Aton racchiudeva in sé il complesso politeismo egizio, perciò molti studiosi preferiscono parlare di enoteismo nel senso che Aton non fu l'unico dio, ma il dio supremo la cui venerazione avrebbe potuto sostituire quella delle altre divinità.
Amenofi IV, che assunse il nome di Akhenaton, non rinnegò il titolo di Horus vivente e di Figlio di Ra e non fece alcun tentativo di cancellare l’infinità di culti locali e neppure le principali divinità. La sua intenzione era quella di porsi come principale intermediario tra l'umanità e la divinità (per questo si veda l'inno di Aton principale testo sulla natura della nuova religione).
Comunque si trattò di una rivoluzione che coinvolse solamente una ristretta élite. Il popolo, che possedeva una sua religiosità fatta di divinità locali, superstizioni e credenze ancestrali, non partecipava alle complesse cerimonie che avvenivano nei templi e quindi fu coinvolto solo marginalmente nel conflitto tra Amon e Aton, che si sviluppò tra clero tebano di Amon ed il sovrano e la sua corte.
[8] Popoli del mare – Con il termine Popoli del mare si identifica un insieme di popolazioni, chiamate in documenti dell'antico Egitto, Haunebu, cioè dietro le isole.
Il primo accenno a queste genti compare in un'iscrizione del faraone Merenptah, intorno al 1225, che ricorda la sua vittoria su una prima ondata di invasione, nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e fatto 9.000 prigionieri.
[9] La civiltà Villanoviana - La più importante popolazione nella penisola italiana della prima metà dell’Età del Ferro è convenzionalmente chiamata Villanoviana, da un insediamento scoperto a Villanova, vicino a Bologna. Tale civiltà raggiunse il suo culmine nella metà del VIII.
Dal XII secolo si verificò un processo graduale di unificazione culturale, la cui manifestazione principale rinvenuta è la diffusione di cimiteri di cremati, trovati praticamente su tutto il territorio della penisola italica. Altre caratteristiche comuni riguardarono il metodo di lavorazione della ceramica e in seguito quello della lavorazione dei metalli, in particolare per la produzione di lamine per secchie, elmi, gambali e l’uso di fibulae. Successivamente i Villanoviani fecero largo uso dei ricchi giacimenti di ferro della Toscana, per utensili di uso quotidiano.
La cultura villanoviana si diffuse dunque in tutta la costa orientale dell’Italia fino a Rimini e si spinse in Toscana e nel Lazio. Gli archeologici distinguono tra loro due gruppi principali:
·         i Villanoviani del nord, intorno a Bologna, la cui civiltà fiorì dal VII al V sec. a.C.,
·         i Villanoviani del sud, in Toscana e nel Lazio settentrionale, diffusi in un’epoca successiva, che subirono forti influssi orientali e in particolare greci
Gli stanziamenti degli antichi villaggi, a poco a poco cominciarono a unirsi in ricche e fortificate città, punti di accentramento di numerosissime famiglie, e si cominciò ad abbandonare la tradizione della cremazione dei morti a favore del nuovo metodo dell’inumazione, secondo il quale i morti erano deposti in tombe a fossa. Contemporaneamente, si comincia ad osservare un esteso diffondersi della lingua etrusca.